Tutto inizia 10 anni fa, quando finisco nelle grinfie di un narcisista manipolatore. Riesce ad intortare me e purtroppo anche mia figlia. Quest’ultima, figlia del mio primo matrimonio, avendo una grande mancanza del padre (non si è mai occupato molto della figlia), si è affezionata moltissimo (grazie anche alle sue doti di manipolatore) a quello che sarebbe diventato il mio secondo marito. La proposta di matrimonio, avviene ovviamente, dopo il decesso dei miei genitori, peraltro molto benestanti.
Fino a quel momento, il mio “fidanzamento” andava molto bene. Complimenti, attenzioni di tutti i tipi, mazzi di fiori, cene al ristorante, etc. Preciso che sono non vedente. Dopo il matrimonio, inizia l’incubo. Mortificazioni, insulti, cercava di farmi credere di essere pazza. È stato capace di qualunque schifezza. Approfittando della mia disabilità, impedendomi di cucinare (ci tengo a precisare che sono una brava cuoca, ai tempi d’oro riconosciuta anche da lui). Solo col passare del tempo, mi accorgo che le gambe non mi reggono, perdo la percezione di ciò che mi capita attorno e dimagrisco 24 kg. Lei dottoressa può sicuramente immaginare il calvario che ho passato, visto che mia figlia continuava a difenderlo, dicendomi che non dovevo fare la stronza, rovinando un matrimonio e che avevo bisogno di una persona che pensasse a me.
Col passare del tempo ed anche con l’aiuto di alcune persone amiche, mi rivolgo ad uno psichiatra, per una visita approfondita e per concludere, una Relazione Medico-Legale. Salta fuori sia la mia sanità mentale di base, ma saltano anche fuori le scatole di psicofarmaci, nascoste in casa, che il caro marito, approfittando della mia disabilità, mi sbriciolava negli alimenti. Unitamente alla collaborazione con il mio Avvocato, riesco a separarmi ed ora attendo la sentenza di divorzio. Mi è costato molto riuscire ad allontanarmi da questo essere, anche perché ne ero molto innamorata e non riuscivo a capire come potesse avermi portato dalle stelle alle stalle.
La cosa più brutta, è che è comunque riuscito ad allontanarmi da mia figlia, che non mi vuole più vedere e non mi permette di vedere il mio nipotino. Lui, in compenso è sparito, grazie al cielo e spero di non rivederlo mai più. (Detta da una non vedente fa un po’ ridere…ma va bene così)
La ringrazio per avermi dato questa opportunità,
C.
Carissima C., tanto per cominciare ci tengo a dirle che la sua lettera mi ha commosso, inutile nasconderle che parte di questa commozione mi è venuta pensando a una mamma e nonna che non può vedere figlia e nipotino, dall’altra pensando a quella stessa donna che vive anni da incubo in cui cerca di svegliarsi ritrovandosi sempre però a occhi chiusi. Mi scusi se nomino così candidamente il fatto che lei non veda, mi sarebbe più faticoso evitare di includere un fattore così importante nell’idea che sto provando a disegnarmi. Quello che anche ci tengo a dirle è che sono felice al pensiero di sapere che c’è qualcuno, da qualche parte, che ha trovato un modo per allontanarsi da qualcosa che un tempo faceva così bene e poi così ma così tanto male. Non tutti ci riescono, sono sicura che lo sappia.
Ora veniamo al resto, di solito non rispondo o non rispondo particolarmente volentieri (dal vivo come qui) alle affermazioni sull’aver incontrato una persona con disturbo narcisistico, uomo o donna che sia. Questo non perché non fidi di ciò che mi viene detto, anzi mi fido senza ombra di dubbio del fatto che ogni sentimento è un sentimento reale e che esistano tante verità quante persone su questo mondo, quindi le chiedo di accogliere questa mia titubanza nel modo più gentile possibile, perché se mi mettessi a dare addosso a questo individuo che pare essersi comportato in maniera così scorretta, non penso che le porterei sollievo, o meglio in un certo qual modo sì. quando ci feriscono abbiamo bisogno di sapere che l’errore non stato nostro e che siamo stati vittime di qualcuno pieno di cattive intenzioni. Eppure la rabbia, per quanto possa proteggere, è un balsamo senza effetto prolungato.
Quello che mi piacerebbe lei potesse continuare a capire è come mai le è capitato di imbattersi in una persona del genere e che cosa succedeva durante quei momenti in cui vilmente le sbriciolava farmaci nel cibo a sua insaputa, in cui screditava ogni suo gesto e in cui innalzava barriere tra lei e sua figlia. Quale era il testo del vostro contendere e inoltre, se fossi ovviamente la sua terapeuta, vorrei sapere cosa è successo al suo primo matrimonio, in che modo è finito e se questa è la prima volta che si “affida” così tanto a qualcuno o se c’è una parte di lei che, durante questo tempo orribile, ha preferito non sentire certi campanelli di allarme che erano lì nascosti tra mazzi di fiori e promesse per il futuro. Le chiederei tutte queste cose, pur sapendo che potrebbero farla sentire in difficolta, ma gliele chiederei lo stesso. In ultimo le chiederei anche che cosa intendesse con non fare la stronza. Forse non sopportava di vedere andare via un altro “papà”, forse come succede purtroppo molto spesso in questi casi, i figli se la prendono con i genitori per non essere stati abbastanza “amabili” da far rimanere l’altro. Lei se lo chiede mai se è meritevole di un amore tutto intero, in cui nessuno accudisce gli aspetti dolorosi dell’altro ma entrambi si prendono cura uno dell’altra.
Lo so che molto probabilmente non era certo questa la riflessione che si aspettava, mi dispiace tanto, è che anche se questo è un mezzo piccolino e di nessun ma dico nessun valore clinico, cerco sempre di comportarmi come faccio il resto del tempo, sollevando domande, cercando di costruire insieme una soluzione che non solo possa rendere più morbido il passato, ma possa aiutare a evitare che il passato si riversi tutto nel presente, mangiandosi il presente, mangiandosi il futuro.
Io vorrei non solo che lei cercasse un aiuto per costruire il modo di riparlare con sua figlia, perché se gli amori possono passare, i figli accidenti no, ma vorrei anche che con un enorme sforzo, provasse a riconsegnare tutto il male al mittente, delegando la questione ad uno scioglimento legale e pensando che anche se quel futuro che avevate costruito insieme, fatto di molte promesse e pochi fatti, non esiste più, ne esistono alcuni che aspettano soltanto lei per poter essere costruiti.
La mia titubanza sul disturbo narcisistico come capo d’accusa è dovuta a due motivi, da un lato penso che in moltissime occasioni non si tratti di un vero disturbo di personalità, ma di un carattere di merda, accompagnato a una scarsissima maturità relazionale e molta paura, dall’altro, anche quando si tratta di un disturbo conclamato, purtroppo la considerazione non cambia. Noi spesso immaginiamo che dall’altra parte ci sia una persona che nulla sente e nulla soffre, assetata di potere sigli altri e sempre in controllo, eppure è proprio in quei casi clinici che si riscontra la miseria più nera, fatta di persone continuamente in lotta con la loro essenza, anzi privi di un essenza, incapaci di amare perché incapaci di costruire un’immagine delle altre persone dotata di coerenza, continuamente perseguitati da un perfezione che ricercano altrove perché nel loro tormento non c’è spazio per il dubbio, non c’è spazio per gli altri, ma dagli altri sono ossessionati. Narciso non si uccide perché specchiandosi finalmente scopre la sua bellezza, Narciso si uccide perché specchiandosi finalmente si vede, e impazzisce per l’orrore.
Mentre lei, lei mia cara, nonostante tutto e tutti, finché riuscirà a sentire il modo in cui è fatta, come vero specchio delle sue emozioni, allora vedrà molto ma molto più lontano di qualunque stronzo le capiterà di incontrare. Consideri gli aspetti di questo per fortuna quasi ex marito come la vera disabilità, perché sono sicura lei non abbia avuto una scelta, mentre chi sceglie di fare male può provare a fare meglio e un’anima disabile e presuntuosa, il mondo non offre nessun rimedio.
La abbraccio,
Olimpia