Questa qui la volevo dedicare ai pazienti, i miei, quelli dei colleghi e quelli che nella vita lo sono stati, pazienti. Perché non si pensi mai che gli psicologi non vi pensino. Noi vi pensiamo eccome, a ognuno di voi. Quando torniamo a casa, mentre ci parlate, quando parliamo d’altro, voi ci siete.
C’è il ragazzo che si presentò da me con la playlist che avrebbe voluto fosse suonata durante il suo funerale, quando tutti si sarebbero accorti di quanto è speciale, c’è la donna bellissima che non riesce a trovare proprio l’amore, c’è la mia quasi coetanea e collega che pensa io possa aiutarla nel diventare la psicologa che vuole diventare, c’è chi si strappa le vene per un matrimonio finito, chi la notte non dorme mai, chi si commuove pensando alla nonna, chi sa fare delle riflessioni così belle che dovrei ringraziarlo. Ogni cosa che ci date in mano non è solo un dono, è una responsabilità. Qualcosa ha vinto la vostra fiducia e vi fa dedicare a questo sporco gioco che è la psicoterapia, in cui le maschere andranno sbucciate e di sicuro si piangerà per poter ridere ancora.
Non tutti hanno questo coraggio barbaro di guardarsi dentro, un coraggio che io stessa ancora, a volte, fatico a ritrovare ogni giorno. Non tutti sono disposti a sporcarsi le mani e ricevere certo qualche pacca di comprensione, ma anche un occhio severo su certi aspetti su cui vi incasinate da soli e di cui vorreste fare tutti colpevoli tranne voi stessi.
Quando penso a cosa mi fa felice di questo lavoro la risposta è complessa ma in realtà anche semplice, è quando siete più felici che io sono felice e viceversa. Perché voi, meno male, non vedrete mai tornare a casa sorridendo e parlottando da sola sui vostri successi o insuccessi, però io mi vedo tutti i giorni continuare dialoghi nella mia mente, in cui cerco di portarvi più avanti di quanto sarebbe giusto perché i tempi sono i vostri, ma nella mia testa finite sempre tutti molto felici e molto innamorati di qualcuno o qualcosa.
Un’amica una volta mi ha detto che vuole bene al suo psicologo, anche se non glielo può dire. Beh, io lo capisco il sentimento che c’è lì, perché somiglia a quello che c’è qui. Con tutte le dovute delicatezze etimologiche della parola bene, anche io vi voglio bene. Voglio il vostro bene, probabilmente più di quanto voi vogliate il vostro, visto che spesso chi riconosce di avere un problema non si sente un’autostima grandiosa, sente che è la peggior cacca di questo pianeta. Per questo è importante da una prima piccola persona che in voi invece ci crede abbastanza. Crede nella vostra capacità di rinascita dalle ceneri, anche se prima bisogna appiccare l’incendio. Crede che se una volta a settimana o giù di lì vi prendete il carico di avere un appuntamento con voi stessi davanti a qualcun altro, allora siete già un po’ vittoriosi. Siete già un po’ dei supereroi.
Non ci sono scorciatoie in questa strana giostra che è la vita, ci sono solo emozioni che vanno osservate e capite e lasciate essere prima di poterle estirpare. Ci sono ere che sembrano non finire mai, lo so, lo so quanto possa far male non riuscire a essere felici, se fossi nata felice avrei fatto un altro lavoro. Lo so che ci sono giornate che sembrano non finire più e giornate che sembrano non arrivare mai. Cosa vuol dire farsi schifo e cosa vuol dire pensare che gli altri si accorgeranno di te soltanto quando sarà troppo tardi.
Insomma, due o tre cose sulla vita le so, ma tutte quelle che devo imparare alla fine le impariamo insieme, entrando nella grotta del dolore, ognuno con il suo caschetto con la luce puntata, ma camminando vicini.
Non potrei mai promettere a nessuno di voi che tutto ciò per cui state lottando e soffrendo e sperando, si trasformerà in qualcosa di buono e rassicurante, ma vi posso promettere che io, così come tanti come me, ci mettiamo tutto quello che abbiamo, che siamo, che sappiamo.
Dimenticatevi dello psicologo che bada solo alla nosografia, per incasellarvi in qualche categoria e placare, più che la vostra, la propria ansia di fronte all’infinito. Gli psicologi così ci sono ma sono pochi rispetto al resto, che più che curarvi cerca di avere cura di voi e della vostra visione del mondo. Cercando, come diceva un saggio, di vedere il mondo dal vostro finestrino.
Non siamo nemmeno cartomanti, cui basta una spolverata di informazioni per trasformare il brutto in oro. Siamo persone, che si impegnano a supportare altre persone e per farlo bene dobbiamo fare i compiti a casa, cioè pensarvi anche fuori dall’ora che vi dedichiamo. Abbiamo tante storie da custodire e tante ricchezze spesso inespresse o messe nell’ombra che dobbiamo imparare a leggere per continuare a scrivere il romanzo della vostra vita e i veri capitani di questa avventura coraggiosi siete sempre voi.
Senza di voi la psicoterapia non esisterebbe proprio, senza la vostra fiducia e il vostro tormento. Ciò non vuol dire che il tormento non lo possiamo addolcire, ma comunque siete fondamentali all’esistenza di questa cosa nel mondo che è fatta di parlare, parlare, parlare e cercare, cercare, cercare. Siete preziosi quando ci chiedete noi come andiamo, anche fosse per intermezzo comunicativo e non per vero interesse, però lo apprezziamo. Quando ci tenete a farci piccoli regali per il percorso fatto insieme, che se ha dato un senso alla vostra esistenza, vi assicuro anche alla nostra. E non perché ci compriamo la casa al mare con i vostri guadagni, davvero, gli psicologi non lo fanno per la ricchezza del portafoglio, ma perché se no non saprebbero che altro fare di loro stessi.
Insomma supereroi, in questo tragitto di strada che percorriamo vicini, che ogni giorno sia lodata la vostra capacità di sporcarvi le mani con il vostro stare male. Se avete già questo piccolo e grande coraggio nel guardarvi dentro, state diventando simili alle persone a cui volete somigliare. E fidatevi che per ogni vostra buona lacrima sulla questione, da qualche parte, quando ci regalate la vostra fiducia, ci sarà sempre uno psicologo che cammina mentre torna a casa e pensa a voi e a tutto quello che una persona può fare, quando decide di farlo, per se stessa.